mercoledì 18 giugno 2014

EDITORIALE 13


Jack e l'Ombra

[Editoriale a cura di Riccardo Calandra]




Jack Hurt non è quello che sembra. Jack Hurt è una persona piena di disagio.
Superficialmente, a una prima occhiata, sembra il classico eroe: sicurezza di sé a fiumi, automobile vistosa, un lavoro da detective e una sterminata conoscenza in ambito magico. Basta scavare un po' più a fondo, però, per trovare il brutto, il marcio.
Quando sono stato reclutato per questa serie - e se conoscete Stefano capite di certo cosa intendo quando lo paragono a un sergente reclutatore -, ricordo che mi è stato detto chiaramente “Vogliamo un racconto horror da inserire in mezzo agli altri”.
Bene, mi sono detto. Facile. Essendo un fan dell'horror ho pensato di potercela fare, con un background magico, a trovare qualcosa di spaventoso da sfruttare. Insomma: fantasmi, poltergeist, banshee, zombie, nazisti zombie, diamine, l'elenco potrebbe continuare per diverse pagine. Eppure niente sembrava funzionare. Jack li avrebbe sconfitti tutti, perché Jack avrebbe sempre saputo con chi o con cosa aveva a che fare. La soluzione, come spesso capita quando si scrive, si è presentata solo quando ho cominciato a considerare il personaggio da un altro punto di vista, ad andare oltre la superficie, dritto fino all'essenza, all'archetipo dell'Eroe; allora ho capito che i veri mostri di Jack sono quelli dentro di lui, non quelli al di fuori. Il suo passato, l'infinita quantità di orrore e rimpianti, le cose che ha perso e quelle che ha dovuto lasciare indietro. Questo sì che poteva essere spaventoso, tanto più se estratto, governato, da qualcosa che Jack non riusciva a comprendere fin da subito...
Il Violinista Ululante è in realtà nato tempo prima, una sera dopo aver ascoltato un inquietante pezzo dei Portal (chi sa di cosa sto parlando capirà...); ma in origine non andava oltre il concetto di entità astratta, protagonista di una brevie favola nella quale una bambina troppo curiosa finiva per rimetterci l'anima. Insomma, sembrava fatto apposta per incrociare il cammino di Jack, che in fondo la sua, di anima, l'aveva già venduta (capite cosa intendo, quando dico che i suoi mostri sono dentro di lui?), e forse inizia ora ad accorgersi di quello che ha fatto. Un po' come ho fatto io quando ho accettato di lavorare a questo progetto.
Devo ammettere di non avere grandi punti di riferimento quando si tratta di fantasy: le fonti dei miei racconti sono storie spaventose, casi di cronaca inspiegabili, un grandissimo numero di film e altre schifezze poco raccomandabili. Così la descrizione visiva della città, Darkwater Falls, vuole ricordare nell'atmosfera i brutti palazzi inumiditi di Dark Water, un non proprio ottimo film giapponese tratto dalla leggenda di (guarda caso) una bambina che muore sola.
I Cenobiti di Hellraiser, Pinhead in particolare, sono stati la base per l'aspetto del Violinista quando è al suo peggio. La colonna sonora di Silent Hill mi ha accompagnato durante il processo di scrittura. Quello che ho cercato di fare è stato ricordare a tutti che Jack è prima di tutto umano, e come tale si porta dietro (mi vorranno bene gli Junghiani) l'Ombra, quella cosa orrenda che ci segue, il residuo di ciò che, di noi, risulta insopportabile alla vista e al ricordo: quello che noi neghiamo di noi stessi.
La cosa peggiore che possa accadere sarebbe voltarsi, un giorno, e scorgere dietro di sé l'Ombra che ci guarda e sorride.
Be', a Jack è capitato, e quello che ha fatto è stato sostenere il suo sguardo, e poi osservarla di rimando, abbastanza a fondo da capire il suo meccanismo e disfarlo facilmente. Ed è questo che, al di là della sua natura umana e dei suoi disagi, alla fine lo definisce come Eroe.

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