Jack e l'Ombra
[Editoriale a cura di Riccardo Calandra]
Jack Hurt non è quello che sembra. Jack Hurt è una persona piena di disagio.
Superficialmente, a una prima occhiata, sembra il classico eroe:
sicurezza di sé a fiumi, automobile vistosa, un lavoro da detective e una
sterminata conoscenza in ambito magico. Basta scavare un po' più a fondo, però,
per trovare il brutto, il marcio.
Quando sono stato reclutato per questa serie - e se conoscete Stefano
capite di certo cosa intendo quando lo paragono a un sergente reclutatore -,
ricordo che mi è stato detto chiaramente “Vogliamo un racconto horror da
inserire in mezzo agli altri”.
Bene, mi sono detto. Facile. Essendo un fan dell'horror ho
pensato di potercela fare, con un background magico, a trovare qualcosa di
spaventoso da sfruttare. Insomma: fantasmi, poltergeist, banshee, zombie,
nazisti zombie, diamine, l'elenco potrebbe continuare per diverse pagine.
Eppure niente sembrava funzionare. Jack li avrebbe sconfitti tutti,
perché Jack avrebbe sempre saputo con chi o con cosa aveva a che fare. La
soluzione, come spesso capita quando si scrive, si è presentata solo quando ho
cominciato a considerare il personaggio da un altro punto di vista, ad andare
oltre la superficie, dritto fino all'essenza, all'archetipo dell'Eroe; allora
ho capito che i veri mostri di Jack sono quelli dentro di lui, non quelli al di
fuori. Il suo passato, l'infinita quantità di orrore e rimpianti, le cose che
ha perso e quelle che ha dovuto lasciare indietro. Questo sì che poteva essere
spaventoso, tanto più se estratto, governato, da qualcosa che Jack non
riusciva a comprendere fin da subito...
Il Violinista Ululante è in realtà nato tempo prima, una sera dopo
aver ascoltato un inquietante pezzo dei Portal (chi sa di cosa sto parlando
capirà...); ma in origine non andava oltre il concetto di entità astratta,
protagonista di una brevie favola nella quale una bambina troppo curiosa finiva
per rimetterci l'anima. Insomma, sembrava fatto apposta per incrociare il
cammino di Jack, che in fondo la sua, di anima, l'aveva già venduta (capite
cosa intendo, quando dico che i suoi mostri sono dentro di lui?), e forse
inizia ora ad accorgersi di quello che ha fatto. Un po' come ho fatto io quando
ho accettato di lavorare a questo progetto.
Devo ammettere di non avere grandi punti di riferimento quando si
tratta di fantasy: le fonti dei miei racconti sono storie spaventose, casi di
cronaca inspiegabili, un grandissimo numero di film e altre schifezze poco
raccomandabili. Così la descrizione visiva della città, Darkwater Falls, vuole
ricordare nell'atmosfera i brutti palazzi inumiditi di Dark Water, un non
proprio ottimo film giapponese tratto dalla leggenda di (guarda caso) una
bambina che muore sola.
I Cenobiti di Hellraiser, Pinhead in particolare, sono stati la base
per l'aspetto del Violinista quando è al suo peggio. La colonna sonora di
Silent Hill mi ha accompagnato durante il processo di scrittura. Quello che ho
cercato di fare è stato ricordare a tutti che Jack è prima di tutto umano, e
come tale si porta dietro (mi vorranno bene gli Junghiani) l'Ombra, quella cosa
orrenda che ci segue, il residuo di ciò che, di noi, risulta insopportabile
alla vista e al ricordo: quello che noi neghiamo di noi stessi.
La cosa peggiore che possa accadere sarebbe voltarsi, un giorno, e
scorgere dietro di sé l'Ombra che ci guarda e sorride.
Be', a Jack è capitato, e quello che ha fatto è stato sostenere il suo
sguardo, e poi osservarla di rimando, abbastanza a fondo da capire il suo
meccanismo e disfarlo facilmente. Ed è questo che, al di là della sua natura
umana e dei suoi disagi, alla fine lo
definisce come Eroe.
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